CHIMICA DELLA PERMANENTE

La permanente

La forma dei capelli può essere modificata in modo temporaneo con metodi fisici e con calore umido, la così detta "messa in piega", od in modo duraturo con metodi chimico-fisici introdotti all'inizio del secolo con la "permanente a caldo", un processo di idrolisi della cheratina oggi abbandonato.
A titolo storico ricordiamo il procedimento: imbibizione del capello con sostanze fortemente alcaline, borato o carbonato di sodio in presenza di solfito, e messa in piega con bigodini pre riscaldati a temperatura di 180 - 200°.
Questo procedimento, estremamente elaborato ed aggressivo, è stato migliorato solo negli anni 40 grazie alla scoperta dell'attività dell'acido tioglicolico sulla cheratina del capello, si è così passati al metodo della "permanente a freddo" l'unico usato oggi: un processo ossido-riduttivo a carico dei ponti disolfuro della cistina.
Di norma questo trattamento si esegue per arricciare i capelli e per aumentarne il volume apparente, a scopo solamente estetico. per eseguire una permanente a freddo si usano un liquido così detto ondulante ed uno per fissaggio. Il liquido ondulante, alcalino, è costituito essenzialmente da un sale, tioglicolato di ammonio, in presenza di ammoniaca o carbonato o bicarbonato d'ammonio. il liquido di fissaggio è costituito da H2O2, a bassi volumi, da tensioattivi schiumogeni (solitamente cationici) in una soluzione a pH acido, generalmente ottenuta con acido tartarico o acido citrico. Nella moderna cosmetologia i liquidi ondulanti e fissanti sono arricchiti con sostanze così dette "trattanti" (proteine e estratti vegetali) e da profumi che servono a mascherare l'odore sgradevole dei tioglicolati e della ammoniaca.
le reazioni chimiche che caratterizzano la permanente possono essere catalogate in due fasi precise:
1) reazione di riduzione a pH alcalino operata da parte del liquido ondulante;
2) reazione di ossidazione a pH acido operata da parte del liquido di fissaggio.
Le reazioni avvengono i questo modo: i fusti dei capelli vengono saturati con liquido ondulante e avvolte in ciocche ai bigodini. L'alcalinità favorisce, aprendo le squame della cuticola, l'assorbimento del tioglicolato di ammonio che viene a contatto, nello strato corticale del capello, con i ponti disolfuro ed avviene la riduzione poiché i tioglicolati, liberano idrogeno nascente, gli atomi di idrogeno agganciandosi a quelli di zolfo rompono la stabilità dei ponti disolfuro della cheratina formando il gruppo cisteinico SH. Turante questa fase i capelli sono molto delicati e si accorciano leggermente. Il liquido di fissaggio, liberando ossigeno, procura una reazione di ossidazione; l'ossigeno nascente si unisce con l'idrogeno legato agli atomi di zolfo; si forma acqua e gli atomi di zolfo liberi si ricombinano fra di loro rinsaldando nuovi ponti disolfuro. L'acidità del liquidi di fissaggio contribuisce alla richiusura delle squame cheratiniche della cuticola.







Poiché tutta questa reazione avviene durante l'avvolgimento dei capelli, in ciocchi, su bigodini si ha una modificazione della forma dei fusti che risulteranno tanto più arricciati quanto più piccoli saranno i bigodini.
Esistono in commercio soluzioni ondulanti "personalizzabili" a pH vario: "forti", a pH più alcalino, per "capelli difficili", "normali" per capelli naturali e normali, soluzioni "leggere" per capelli più fragili, tinti e/o capelli decolorati.
Si capisce facilmente come un trattamento siffatto possa facilmente danneggiare le tegole di cheratina della cuticola dei capelli, danneggiare la corteccia e provocare anche fenomeni di tricorressi e tricoschisi. In caso di capelli malformati, ad esempio per moniletrix, la rottura dei fusti sarà quasi inevitabile e si avrà "inopinatamente" una pseudo alopecia.
Si capisce anche come i capelli dopo la permanente appaiano meno grassi. Questo fenomeno, apparentemente positivo, avviene in realtà per il danneggiamento delle tegole della cheratina che rimangono sollevate, moltiplicando la superficie che la ghiandola sebacea è chiamata a servire.




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